AAA: Alpini Aiino A… RUN!

sottotitolo: I VOSTRI ETILOMETRI NON FERMERANNO LA NOSTRA SETE!

 

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Doveva andare così. Lo sapevo da tempo. Tradito da tutto il consiglio direttivo dell’atleticagastronomica® che ha deciso di abbandonare Treviso in occasione dell’adunata degli alpini, ho scelto di farmi accogliere dalle braccia (e che braccia!) del gruppo fu Fontane Runners, oggi Aiino Runners.

Nel mondo del podismo trevisano questo gruppo è molto noto per due cose: la seconda sono le tante iniziative!

Nel tempo in tre mi hanno corteggiato in maniera spesso spudorata: si, parlo di Voi! E stavolta farò i nomi, come Cecchi Paone!

Martina Ruzza in primis, Elena Sarzetto in sec… secun… come cazzo si scrive, e il Presidente Gianluca Sacilloto. Mi avete offerto di tutto, compresi favori sessuali (in questo caso solo Gianluca, a dire il vero) per trascinarmi in questa avventura (Martina, dopo 2 anni sei riuscita a entrare in un racconto! Brinderemo!) E tutto perché? Perché volevate un pezzo sulla corsa? Per vantare la presenza del più celebrato scrittore di noir di tutta Santa Maria del Rovere (quasi tutta, diciamo la parte a nord di via Ellero)? Per raccontare di aver corso con un uomo bellissimo?

No!

Solo per il mio fantastico, indiscutibile, inappellabile outfit!

E avevate ragione. Perché anche stasera mi presento all’appuntamento, solo e timido, vestito in maniera impeccabile. Però per non spiccare come una merda sulla tovaglia bianca, in mezzo a tutte le creature (di ambo i sessi, che col gender non si scherza) in tricolore, rubo a mio figlio la bandiera comperata in occasione dell’adunata, e me la lego al collo. Esperienza dimenticabile che mi porterà a una lunga serie di sensazioni di pre morte per soffocamento.

L’appuntamento è al Tato Bar, che nel mio cuore rimarrà sempre “El bar dea Bianca”, colei che per anni ha allevato un cane chiamato Marco Van Basten, devoto a tentare di mordermi ogni volta che passavo vicino alla rete di casa sua tornando da scuola.

Ok, chiuso l’amarcord la corsetta festosa in mezzo agli alpini è preceduta da uno scambio di sms tra il Presidente e il sottoscritto.

Tema: gli ubriachi molesti del centro.

Considerato che mentre tornavo dal lavoro qualcuno ha guardato il culo anche a me, manifesto al Presidente l’esigenza di circondare le creature con uno scudo maschile, meglio se puzzolente di sudore. Lui acconsente. Ovviamente non andrà così e lasceremo le poverette come pecorelle in mezzo a un branco di lupi.

Insomma, dopo una serie di foto scattate bloccando il traffico (notasi: il viale non è percorribile, ma vuoi mai fermare un trevisano in auto?????), la distribuzione del fashionissimo occhiale omaggio dello sponsor, lo stesso Gianluca dichiara: «oh! (proprio così… davvero… una roba mai sentita! una volgarità, proprio!) spargete la voce che tra dieci minuti si parte!»

Passano 30 secondi circa e scheggia come un pazzo verso il centro.

Tutti dietro come degli assatanati. Io mi ritaglio il ruolo di mezzo scopa piazzandomi accanto a un paio di ragazze. La scusa meschina è “sapete, non vorrei che vi insidiassero”. Siccome comincio a farlo io, verso il terzo km fingono malori vari e scompaiono decidendo di rientrare alla base. Di loro non abbiamo notizie.

Cmq via! Io esco di casa pronto a una scampagnata e mi trovo a correre il primo km alla velocità con cui generalmente scappo da un rotweiller. Cerco la solidarietà di Martina, ma lei simula indifferenza arrancando e fissando il vuoto.

Nel frattempo il Presidente risale e ridiscende il gruppo almeno un 1000/1198 volte per scattare foto al gruppo da sopra, sotto, di fianco, in corsa, da fermi, distesi, saltando, gridando. E, misteriosamente, ogni volta riparte come un mig e torna alla testa del gruppo dove, comebbattistrada, viene schierato un ENORME tricolore.

Infiliamo il PUT con entusiasmo. Il clima è fantastico (quello del pubblico, non i 23 gradi con umidità attorno al 160% che fa tanto acqua di cottura dei folpi), la gente applaude e ci incita. E, pensate, tra questi ci sono anche un paio di individui sobri. Forse sto esagerando. Un paio sono troppi.

Insomma, si gira attorno alle mura rischiando l’investimento da parte di un qualche bus, il gruppo procede spedito seguito dalle bici staffetta con campanelli entusiasti.

A Porta Calvi il primo atto coraggioso: via, dentro le mura! Ci lanciamo in mezzo a muraglie di gente col cappello che ci urla di tutto (in particolare sono interessanti i sobri corteggiamenti nei confronti delle ragazze…), via verso piazza Duomo con il ritmo che cala decisamente. Non per il fiatone (parlo per gli altri, io stavo morendo) ma perché sul nostro percorso troviamo su per giù 100.000 alpini che vagano.

Uscita in piazza Borsa, su per via Toniolo e trionfale ingresso nel Quartiere Latino dove c’è il primo ristoro. Al Med. A colpi di Prosecco. E grazie Umberto!

Il momento è importante, perché il vero runner si vede qui! Tutti capaci di correre da sobri! Solo i veri possono ripartire dopo le bollicine nello stomaco!

E qui vere e veri runners non mancano!

A parte il sottoscritto che parte facendo il fenomeno e perde la bandiera in un fluttuare di bestemmie. Ripresentarsi da mio figlio senza è escluso. Quindi taaaaaaaac la si lega alla meno peggio alla canottiera. Stasera mi metto con la fiamma ossidrica per liberarla.

Via, San Leonardo e giù verso Santa Caterina. Tra le retrovie si comincia a mormorare “vorranno mica fare Porta San Tomaso???”. “Eh, figurati, mica i xè fora de testa!”. “Se hanno le palle si fa la Porta!”.

Detto fatto, la comitiva si lancia dentro a piazza del grano (o Matteotti, per far vedere che ne so a pacchi) e punta con decisione alla porta. Dove tutti ci si ferma un attimo per condividere delle foto con un gruppetto di ragazzi con un tasso alcolico tale che avvicinando una fiamma li vedremmo bruciare per una decina di giorni.

Insomma, via di nuovo, fuori dalla porta tra applausi (nostri) e ovazioni (nostre). Un gruppetto di non più giovani reduci fa degli eleganti complimenti a Martina mentre passiamo accanto (Martina… giuro… non ho il coraggio di ripeterli…), tanto che la vedo piazzare un buon 100 metri a 3.25 degno del migliore fartlek, e ci si dirige festosi verso l’arrivo con il ritmo che piano inizia ad aumentare.

Perché si sa… chi apre il gruppo simula indifferenza ma morde il freno. Così su viale Brigata Treviso ci ritroviamo a correre come Tardelli dopo il goal alla Germania. In molti vorremmo urlare “rallentate!” ma c’è sto problema del fiato. E del Prosecco.

Simpatica la gag del Presidente che urla «dai che rifacciamo il giro!». Ecco, quello che sento uscire dalle bocche dei corridori fa sbiancare anche i reduci che corteggiavano Martina.

Comunqur com’è come non è arriviamo di nuovo al Tato Bar.

E una birretta per festeggiare l’impresa è dovuta!

Momento topico è la foto con due muli condotti da due ragazzi (non del tutto distinguibili, a dire il vero) partiti a piedi mercoledì sera da Aviano. Che poi, diciamocelo… è tutta discesa, dai!

Bene.

Ci si è divertiti, davvero. Un’esperienza che andava fatta, anche se ho sentito usare dei termini che se li sente la Boldrini la troviamo impiccata a un albero.

Una corsetta senza pensieri e senza affanni, ridendo un po’, incontrando gente nuova e cercando di bere a sbafo.

L’adunata degli alpini è una figata indescrivibile (avete notato come parlo da gggiovane?), correrci in mezzo condividendo la loro festa è tanta, tanta roba.

Unica nota dolente del tutto: gli alpini sono uomini. Il coefficiente passerina della corsa odierna (ovviamente escluse le spettacolari partecipanti) richiama vagamente la classifica dell’Inter: desolante.

Insomma: peccato per chi non c’era, e grazie a chi c’era per la bella esperienza.

Evviva la birra! Evviva gli Alpini! Evviva Aiino Runners!

Treviso Rulez!

FLR2017

 

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